Gli stili di comunicazione, i social, Il Barbiere di Siviglia ovvero come difendersi da quello che temiamo (2°)

Dove eravamo rimasti ?…

Ah, sì…

Le differenti modalità di comunicazione, che abbiamo esaminato nel precedente post, nel momento in cui “atterrano” e mettono radici nelle varie tribune social si caricano di aspetti particolari, per le caratteristiche proprie di questi mezzi. In sostanza l’insulto, l’offesa o l’accettazione acritica di quanto viene detto o scritto sui social  acquista valenze diverse rispetto al fatto, ad esempio, di essere scritti .

E qui non possiamo fare a meno di partire da McLuhan e dalla sua famosa frase “il mezzo è il messaggio”.

I mass media, secondo il sociologo, non sono neutrali: la loro stessa struttura determina, un’influenza sui destinatari del messaggio, che va anche al di là del contenuto specifico che veicolano. In sostanza, è l’idea che il funzionamento mentale delle persone e la cultura che plasma la società siano influenzati dal tipo di tecnologia di cui tale società dispone. E la struttura di un mezzo di comunicazione, in questo senso, è fondamentale perché determina come l’utilizzatore finale reagirà e si comporterà. Facciamo l’esempio di una comunicazione scritta.

Prima dell’avvento della posta elettronica, l’invio di una lettera prevedeva che venisse scritta, a volte prima in brutta e poi in bella, a volte riscritta completamente, attaccato un francobollo e spedita. Sapevamo che per la risposta avremmo dovuto aspettare  diversi giorni: bisognava attendere che il destinatario la ricevesse, che venisse letta e che la missiva di risposta facesse il cammino inverso. Nessuno dei nostri genitori avrebbe controllato la cassetta delle lettere ogni mezz’ora per controllare l’eventuale arrivo della risposta: cosa che noi facciamo continuamente con quella elettronica. Un altro esempio: quello della ricerca di informazioni e di fenomeni come Wikipedia. Fino a qualche anno fa per cercare delle informazioni dovevamo entrare in una biblioteca che ovviamente aveva degli orari di apertura, sperare di trovare quel libro che ci interessava, etc. Adesso, invece, tutto lo scibile umano può essere trovato nel web che è disponibile 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana. Non solo, ma  siamo noi stessi, oltre che dei fruitori anche fornitori di informazioni, contribuendo a creare vaste enciclopedie on line come wikipedia. Il problema è quello delle notizie “fake” o, per dirla con il linguaggio corrente, delle bufale. L’aspetto particolare è che i social, e più in generale , tutto internet non è sottoposto ad alcun controllo di verità: è la forza e la debolezza di questo mezzo. Così io posso postare che curo il cancro con l’acqua minerale e se trovo un po’ di stupidi che credono a quanto ho scritto, rilanceranno il mio post come assolutamente vero, credibile  e serio. A loro volta altri condivideranno  innesteranno una valanga inarrestabile di bufale…… e viene in mente il libretto scritto da Sterbini  per il  Barbiere di Siviglia di Giacchino Rossini quando scrive : “la calunnia è un venticello … che si conclude con il rombo di un cannon”. Non mi dilungherò su questi aspetti di cui avevo già parlato in un post precedente e che sono stati recentemente ripresi con la polemica dei controlli possibili su questo mezzo e sul fenomeno della post-truth.

La struttura, dunque, rende il medium non neutrale, ma capace di modificare i nostri comportamenti. Da qui la necessità di studiare i media non soltanto per quanto riguarda i contenuti che trasmettono, ma anche e soprattutto dal punto di vista delle modalità con le quali lo fanno. Dice McLuhan “Il contenuto o messaggio di un qualsiasi medium ha tanta importanza quanta ne ha la stampigliatura sulla cassa d’imballaggio di una bomba atomica.”  e precisando poi  “Affermando che il medium è il messaggio, piuttosto che il contenuto, io non voglio affermare che il contenuto non giochi nessun ruolo, ma piuttosto che il suo ruolo è di natura subordinata.”

Un’altra intuizione di McLuhan è quella del “villaggio globale”, vero ossimoro, metafora adottata per indicare come, con l’evoluzione dei mezzi di comunicazione, tramite l’avvento delle moderne tecnologie che hanno permesso comunicazioni in tempo reale a grande distanza, il mondo sia diventato piccolo ed abbia assunto di conseguenza i comportamenti tipici di un villaggio; tra cui alcune modalità di comunicazione.

Come impattano questi due aspetti, insieme a quanto detto nel precedente post, nella comunicazione attraverso i social?

Un primo aspetto da considerare è quello dell’anonimato, non possibile in parte su Facebook, che certamente costituisce una caratteristica del mezzo social. Dice Donath: «Nel mondo fisico reale c’è una intrinseca unità fra identità e individuo, perché il corpo fornisce di per sé una adeguata e inappellabile definizione di identità: la regola è “un corpo, una identità”. (…) In questo il mondo virtuale è diverso, perché è composto di informazione invece che di materia.» Posso essere dunque in un social un soggetto serio e razionale, forse di idee progressiste, e fascista e xenofobo in un altro; contribuendo così a complicare le cose, con la certezza dell’impunità e del non essere scoperto. Tutto e il contrario di tutto. E’internet, bellezza !! Questo facilita il fenomeno dei troll, piccoli elfi dispettosi della mitologia nordica, soggetti che con l’aiuto dell’anonimato di “divertono”, al pari dei personaggi mitologici, a disturbare i vari social e blog.

Un altro aspetto degno di nota è quello  del tipo di interazioni privilegiate dal mezzo social. Quasi sempre si tratta di comunicazioni  brevi, vedi i 140 caratteri di twitter, e che fanno della brevità l’aspetto preponderante. Anche su Facebook, che pure non pone limiti al numero di caratteri, i post sono piuttosto brevi. E’ evidente che tale caratteristica mal si coniuga con  un ragionamento articolato che necessita di spazio per essere sviluppato. Via dunque con affermazioni, il più delle volte, rozze, non circostanziate quando non francamente false. Prendiamo, ad esempio, il “comunicatore remissivo” quello che ha una bassa autostima e un bisogno di approvazione da parte degli altri. Questi cercherà di utilizzare il social per sentirsi “amato” e, di conseguenza, posterà o condividerà foto di bambini ammalati, concludendo regolarmente con la solita frase  “metti mi piace” o “condividi se sei d’accordo”, contando i like come metro dell’approvazione personale da parte degli altri. Tale ricerca di approvazione può arrivare, nei “remissivi/aggressivi” al punto di aggredire gli altri per dirottare l’attenzione su di se.  Il comunicatore “aggressivo”,  viceversa, tenderà a denigrare gli altri, utilizzando le  solite tecniche di svalutazione degli altri.  Queste diverse tipologia di persona, spesso si sentono frustrate e vivono la vita reale appoggiandosi alla stampella dei social per riempire di senso una vita spesso insoddisfacente. … e il comunicatore assertivo? Beh, in fondo è quello che fa più fatica, con la ricerca di una mediazione e soprattutto con la necessità, per lui essenziale, verificare sempre le fonti e l’autorevolezza delle stesse. Non fidarsi, verificare, accertarsi e poi farsi una idea personale.

Dice ancora McLuhan: “Se non abbiamo gli anticorpi intellettuali adatti, questo capita appena ne veniamo in contatto, e ci porta ad accettare come assiomi assoluti, le assunzioni non neutrali intrinseche in quella tecnologia. Se invece riusciamo a evitare di esserne fagocitati, possiamo guardare quella tecnologia dall’esterno, con distacco, e a quel punto riusciamo non solo a vedere con chiarezza i principi sottostanti e le linee di forza che esercita, ma anche i mutamenti sociali diventano per noi un libro aperto, siamo in grado di intuirli in anticipo e (in parte) di controllarli”.

In un momento storico in cui i media ed i social  sono sempre più espressione di potere, internet veicolo di interessi particolari e sede di scorribande tra poteri forti, le comunicazioni sempre più inquinate  da falsi account, dobbiamo restare con quello che c’è e il panorama è questo. Dobbiamo diventare capaci di dominare il mezzo e di non esserne dominati e allora vale la pena di domandarsi cosa è davvero importante comunicare e come farlo. Se non vogliamo cadere con tutti i due piedi in una società orwelliana è necessario essere consapevoli di quello che sta succedendo nella nostra società e applicare a ogni informazione il criterio del dubbio.

In fondo: ” il dubbio è il padre della creatività e nasce in posto chiamato intelligenza”

Come medico non sono pregiudizialmente contrario a internet e al reperimento di informazioni attraverso questo mezzo, ma il consiglio che do  sempre ai miei pazienti è di verificare fonti, incrociare le informazioni, farsi una idea personale e poi decidere….ma di questo parleremo nel prossimo post.

 

 

« Una volta che abbiamo consegnato i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, in realtà non abbiamo più diritti. Cedere occhi, orecchie e nervi a interessi commerciali è come consegnare il linguaggio comune a un’azienda privata o dare in monopolio a una società l’atmosfera terrestre »
Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare

 

 

 

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