Le mappe mentali, gli Indù e John Lennon

Immaginiamo di voler andare in un paese lontano, diciamo la Scandinavia e, avendo del tempo a disposizione, vogliamo viaggiare in auto e non in aereo che sarebbe più veloce e pratico. Subito ci dotiamo di una cartina dell’Europa per studiare la strada migliore, quella che ci permette di visitare luoghi e città che pensiamo siano interessanti. Stendiamo la mappa e cominciamo a programmare il nostro viaggio: manutenzione della macchina, controllo delle gomme, dove dormire, dove mangiare etc.  Tutto razionale, tutto giusto. Questa attività cerebrale, che il genere umano ha in modo spiccato, è estremamente utile per qualunque attività che preveda, in un modo o nell’altro, una certa programmazione. Il nostro cervello ha la capacità di immaginare, e dunque programmare, il futuro. Prevedere scenari, prevenire gli imprevisti, programmare soluzioni. Le mappe, non solo quelle fisiche ma anche quelle mentali, sono utili proprio per la capacità di interpretare il presente e prefigurare, in certo qual modo, il futuro; identificare gli obbiettivi e fare piani per raggiungerli. Le mappe hanno, però, un grande limite: non ci dicono nulla di quello che succede realmente nel territorio. Così, nell’esempio del viaggio,  non ci dicono nulla sul carattere delle persone che abitano quel posto, di quello che mangiano, delle loro idee politiche, del paesaggio che attraverseremo etc. O addirittura quella mappa può non essere aggiornata. Le mappe possono essere utili, ma ci danno della realtà una visione limitata. Dunque, a seguirle troppo fedelmente, si rischia di perdere di vista il quadro generale e di non renderci conto di tutti gli aspetti della realtà. Se le seguiamo in modo rigido, le mappe rischiano di ingabbiarci in schemi che potrebbero dimostrarsi errati. Forse quel certo ristorante o quella strada saranno chiusi, o ancora quel ponte non è più transitabile e dovremo cambiare, nonostante i nostri programmi, ristorante e strada.

Lo stesso succede con le mappe mentali e la vita; questa non è la mappa ma il territorio. Noi agiamo e ci comportiamo utilizzando degli schemi che ci permettono di essere rapidi ma spesso anche poco precisi.  Le cose, continuamente, cambiano, mettendoci davanti a scenari imprevisti. Sarebbe sufficiente vedere come anche il nostro stato d’animo, le nostre emozioni cambino continuamente: possiamo svegliarci di cattivo umore, arrabbiarci a pranzo ed essere felici la sera e tutto questo a dispetto delle nostre previsioni. Se viste attentamente, le nostre vite sono dei processi che continuamente si rinnovano, cambiano, si modificano, si caricano di nuovi colori come in un caleidoscopio e non sono mai uguali a se stesse. La realtà è diversa, o almeno non sempre coincidente, con l’idea che ne abbiamo in testa. Di conseguenza è necessario “controllare” l’aderenza della nostra mappa mentale alla realtà che continuamente si dipana nella nostra vita. “Controllare” che la mappa che stiamo usando non sia una mappa del 1500 ma sia aggiornata ai giorni nostri. Forse stiamo usando la stessa mappa mentale che usavamo a 8 anni e questo ci porterà inevitabilmente a commettere errori anche gravi.
Dice un proverbio Indù: “se vuoi far ridere Dio raccontagli i tuoi progetti”. “Far ridere Dio” vuol dire non avere consapevolezza dei limiti che la percezione della realtà comporta. le neuroscienze ci hanno insegnato che la realtà, intesa in senso assoluto, non esiste; esistono tante realtà quanti sono gli occhi che la guardano e questo introduce un ulteriore elemento di incertezza. Essere consapevoli di questa indeterminatezza ci da molti più elementi di libertà di una presunta certezza, dato che introduce inevitabilmente la flessibilità necessaria ad affrontare i cambiamenti che la vita ci mette davanti. Una tale consapevolezza è quella dote che ci permette di affrontare la vita con lo sguardo curioso di un bambino che approccia un’esperienza per la prima volta. Un tale approccio è utile anche nell’affrontare i cambiamenti della nostra società così veloci da mandare in soffitta anche le mappe più recenti. Siamo pronti oppure pensiamo che la terra sia un disco come al tempo dei romani?

La Vita è quello che succede quando siamo occupati in altri progetti (J. Lennon)

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