Davvero, George ?! (cit. da Nespresso) … il robot e il malato terminale

 

La notizia in sintesi: siamo negli States in un reparto di terapia intensiva della California. Le condizioni di un 79enne stanno peggiorando e anche i parenti sono consapevoli che la fine si sta avvicinando. Una infermiera si affaccia alla porta dicendo che il medico sarà tra poco da loro per parlare. Incredibilmente vedono arrivare un robot con uno schermo che mostra la faccia del medico che,  parlando via Skype, dice piuttosto brutalmente a tutti che il loro parente stava per morire e non sarebbe mai più tornato a casa. Chiaro ed evidente lo sconcerto dei parenti. Che infatti dicono “Avremmo voluto la presenza fisica di un medico”E mi è venuta in mente la pubblicità della Nespresso in cui diverse persone dicono a Clooney, colpevole di aver sprecato una goccia dell’ottimo, e costoso “nettare” “Davvero, George?

Davvero siamo a questo punto? Davvero siamo al punto di spedire un computer a parlare con i parenti di un malato grave? Davvero siamo al punto di delegare alla tecnologia il rapporto medico paziente, soprattutto in un momento così delicato come quello del fine vita? Davvero riteniamo che uno schermo e la presenza fisica siano equivalenti, nella compartecipazione al dolore altrui? Davvero pensiamo che la relazione medico paziente fatta di presenza, di abbracci e vicinanza empatica sia qualcosa di obsoleto nel rapporto di cura? Davvero non ci rendiamo conto che la nostra umanità va al di là di algoritmi, protocolli e tabelle (peraltro necessari!)? Davvero pensiamo che in sanità si possa travasare la lezione dei social e di Facebook?

Davvero, George ?!

 

 

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