Freud, le barzellette e i film … autoprodotti.

Che le barzellette, o i motti di spirito come le chiamava Freud, esprimano, spesso mascherandole, realtà a volte inconfessabili è a volte vero.  Freud era convinto, infatti, che le barzellette avessero tutte un contenuto  più o meno evidente di tipo sessuale e che queste permettessero a chi le racconta e a chi le ascolta di accedere a contenuti inconfessabili nascosti livello inconscio. Ora sappiamo che Freud, figlio della cultura sessuofobica della Vienna di fine ottocento, era un po’ “fissato” con il sesso e le tematiche sessuali. Forse le barzellette non sono tutte a sfondo sessuale ma quello che è certo che esse ci raccontano, in modo divertente, alcune profonde realtà del nostro modo di essere e di vivere. Eccone un esempio:

Giuseppe è un grande appassionato di passeggiate in bicicletta e e passa tutta la settimana a pensare al giro che farà la domenica mattina: itinerari, difficoltà, tempi, etc etc. La domenica mattina, alle 7:30 si veste di tutto punto, come se si preparasse ad una tappa del Giro d’Italia. Immaginabile il suo sconcerto quando, scendendo in cantina, si accorse che qualcuno aveva rubato la sua tanto amata bici. E cominciò a pensare come poteva fare per non rinunciare alla sua gita domenicale. A questo punto si ricordò del suo amico Mario, che viveva a pochi isolati di distanza; decise così di andare a casa sua per chiedere in prestito la sua bici per qualche ora. Mentre si avviava a casa di Mario, cominciò a pensare alle possibili obiezioni del suo amico e a cosa rispondere:

“Mario potrebbe dirmi: serve a me, al che gli risponderei che mi serve per poche ore. Oppure e se buchi? Non ti preoccupare ho tutto l’occorrente per riparare le forature. E se mi dicesse che ha paura che gliela rovino? Allora direi che sa quanto io sono affidabile  e preciso. E se ti si rompe la catena? Potrei rispondere che so come fare una riparazione d’emergenza. Oppure e se te la rubano? allora gli farei vedere il nuovo lucchetto a tripla chiave che non avevo fatto in tempo a montare sulla mia. E se mi dicesse che non aveva il casco da prestarmi gli farei vedere il mio caschetto da ciclista nuovo di zecca. Man mano che si avvicinava a casa di Mario e rispondeva mentalmente a tutte le sue obiezioni, Giuseppe cominciò a essere pervaso dalla rabbia e più anticipava le domande e più la sua rabbia saliva. Si trovò, così, a suonare furente al citofono di Mario. Quando Mario, ancora assonnato, gli aprì la porta si trovò davanti il suo amico con il volto stravolto, arrossato e con i pugni serrati che gli disse: ” Mario sai dove ti puoi mettere quello schifo della tua bicicletta? Sulle corna che c’hai” 

Qui di sessuale c’è ben poco, ma molto invece della nostra capacità di prevedere il futuro, anticipandone i problemi temuti e preparare le risposte da dare. In fondo è quello che fa normalmente la nostra mente: osserva gli scenari attuali con il problema che si presenta in un futuro più o meno lontano e va alla ricerca delle soluzioni che abbiamo già messo in atto, e ne sceglie una, automaticamente. È una funzione preziosa dato che essa ci permette di programmare. Il problema c’è quando questa è la strategia prevalente. Peccato però è che, in questo caso, “ci facciamo dei film”: è un po’ come se la nostra mente partisse per la tangente, prefigurandosi scenari, in genere, apocalittici, spesso non suffragati da dati di realtà. Non solo, ma anche che passiamo da uno scenario apocalittico all’altro, da un problema familiare ad uno economico, da una paura all’altra. Ci troviamo, così, a vivere continuamente con un’ansia anticipatoria per i problemi futuri, ancorando la mente a scenari possibili ma improbabili. È una strategia energicamente molto dispendiosa e soprattutto quasi sempre inutile, dato che, a dispetto delle nostre idee, il futuro è quasi sempre al di fuori delle nostre possibilità di controllo.

Riportare la consapevolezza al momento presente ci evita di “abitare un tempo” illusorio, in cui ancora non siamo e di cui ancora non conosciamo le sfide reali che ci si presenteranno. Come dice il saggio: “se non ci puoi fare niente perché ti preoccupi? Se ci puoi fare qualcosa perché ti preoccupi?” Lasciamo al domani i problemi di domani.

Dunque, prima di arrovellarci sulle risposte da dare, … almeno aspettiamo di sapere la risposta di Mario sulla sua benedetta bicicletta.

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