... poi è arrivato Porges

Fino ad oggi si è sempre pensato che i meccanismi di attivazione del sistema simpatico con i suoi mediatori adrenalina, noradrenalina, cortisolo e aldosterone, di cui abbiamo già parlato, fossero controbilanciati in modo generico dall’azione del sistema parasimpatico, rappresentato soprattutto dal nervo vago. Secondo questa visione, l’omeostasi, o detto in modo semplice, l’equilibrio dell’organismo, è ottenuto attraverso un continuo bilanciamento di questi due sistemi: simpatico e parasimpatico. In sostanza si dice che i due sistemi sono antagonisti. Nel momento in cui il nostro sistema nervoso rileva la presenza di una minaccia, o più in generale di uno stressor, si ha una riduzione dell’azione del sistema parasimpatico con attivazione del sistema simpatico con tutte le azioni che abbiamo evidenziato nelle pagine precedenti. Infatti se vediamo gli effetti del sistema parasimpatico è evidente come le azioni del parasimpatico siano opposte a quelle del simpatico.

Azioni del parasimpatico, solo per citarne alcuni:

  • Restringimento della pupilla
  • Riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arterisosa
  • Maggiore flusso sanguigno a livello dei genitali
  • Aumento della secrezione di insulina da parte del pancreas
  • Riduzione del calibro dei bronchi

Porges, direttore del Brain-Body Center dell’Università dell’Illinois di Chicago, è uno dei principali esperti mondiali sul funzionamento del sistema nervoso e con i suoi studi ha chiarito in modo brillante come le cose non siano così semplici come le abbiamo spiegate nelle precedenti sezioni. Senza volerci troppo addentrare nei complessi meccanismi del funzionamento del sistema nervoso periferico possiamo sintetizzare dicendo che Porges ha proposto la sua teoria polivagale del nervo vago, partendo dall’osservazione della variabilità del battito cardiaco come espressione del tono vagale dando anche una spiegazione del fenomeno del “freezing” o congelamento. Con questo termine intendiamo il fenomeno di paralisi del comportamento che colpisce alcune persone quando il livello di stress raggiunge livelli elevatissimi. Si dice in questo caso che il corpo è “congelato“, paralizzato. Questo il caso di persone che si trovano sotto attacco in periodo di guerra, nel caso di disastri naturali e aerei o nel caso di donne sottoposte a violenza sessuale. In questi casi la minaccia per la vita è ritenuta talmente grave che il semplice combattimento o fuga non viene ritenuto attuabile o utile e viene messa in atto una immobilità assoluta. Come si spiega questo fenomeno? 

In effetti, il freezing è poco spiegabile con la semplice teoria della risposta allo stressor. Infatti, da esperimenti negli animali, si è dimostrato che, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe con la teoria dello stress “classica“, si assiste ad una condizione cardiovascolare completamente diversa. Mentre nella teoria classica lo stress deteminerebbe una frequenza cardiaca elevatissima ed un elevata pressione arteriosa, nel “congelamento” si assite ad una profonda caduta di questi due indici. Avremmo dunque una situazione di iperattivazione del vago con una condizione che può essere mortale, come nella condizione della cosidetta “morte voodoo“. Questa condizione si realizza quando l’individuo si trova in uno stato di profonda angoscia per aver infranto le leggi, i tabu, le usanze del gruppo, o per essere divenuti oggetto di un maleficio al cui destino è impossibile sottrarsi. Già il grande fisiologo Cannon ne aveva parlato facendone un parallelismo con soldati morti nella Grande Guerra in cui all’esame autoptico non era stata trovata una causa che giustificasse la morte: “la grande paura sperimentata era in molti casi la sola responsabile della morte….la ripetizione dello stress non lasciava via di fuga“. “La persona perde la speranza, si assoggetta e si arrende alla morte: il vago diventa molto attivo, si assiste ad una “tempesta vagale” che rallenta il cuore fino alla morte dell’individuo“. (Richter 1957)

Date queste premesse, come si inserisce il fenomeno del freezing nella teoria dello stress?

Dobbiamo fare un passo indietro e tornare per un attimo al funzionamento del cervello. Come abbiamo visto, nel corso dello sviluppo il cervello umano si è sovrapposto a quello dei mammiferi che a sua volta poggia su quello tipico dei rettili. Per il nervo vago si è verificata una sovrapposizione simile. Secondo la teoria polivagale di Porges il nervo vago è in realtà costituito da 2 branche: una la più antica, chiamata complesso dorsale del vago in comune con i rettili, la seconda complesso ventrale del vago che abbiamo in comune con tutti i mammiferi, ma che nell’uomo ha acquisito ulteriori funzioni più sofisticate Vediamoli:

COMPLESSO DORSALE DEL VAGO

  • Chiamato anche vago vegetativo in quanto responsabile delle strategie di sopravvivenza dei rettili e degli anfibi
  • Riceve ed invia informazioni agli organi sottodiaframmatici (stomaco, intestino, etc)
  • In caso di minaccia, nei rettili, attiva il “freezing” al fine di conservare le proprie risorse metaboliche

COMPLESSO VENTRALE DEL VAGO

  • Chiamato anche “vago intelligente” per le sue funzioni sul comportamento sociale
  • Riceve e innerva la parte superiore del corpo e veicola le informazioni che dalla periferia, ambiente esterno e corpo arrivano al cervello
  • Coinvolto nei processi di attacamento fenomeni sociali e accudimento della prole
  • Innerva i muscoli facciali e laringei ed è sensibile alle basse frequenze della voce
  • Coinvolto, dunque, nella gestione del linguaggio non verbale come la mimica facciale ed il tono della voce
  • Essenziale nella percezione delle esperienze sensoriali e psicologiche delle emozioni

Come è stato scritto “Non piango perchè triste, ma sono triste perchè piango

In sostanza sarebbero le percezioni corporee e le risposte che mettiamo in atto a determinare le nostre emozioni

Come si inserisce, dunque, la teoria polivagale nella già descritta cascata di avvenimenti che portano, sotto stress alla risposta combattimento/fuga?

Come abbiamo visto, nella teoria classica sistema simpatico e parasimpatico sarebbero in equilibrio. La teoria polivagale integra la teoria classica nel senso che mette in evidenza una gerarchia dei vari sistemi più che un semplice equilibrio. Come abbiamo visto a proposito del funzionamento del cervello, si attiva per prima la parte più recente nello sviluppo del cervello e succesivamente, e solo se questa si dimostra incapace di risolvere il problema, la parte più antica. Lo stesso avviene nel caso del complesso sistema volto a gestire lo stress. La parte più recente e sofisticata, il complesso “intelligente“, interviene per primo, valutando quanto succede all’interno ed all’esterno dell’individuo, e valuta il grado di “sicurezza” che percepisce. Nel caso venga messo in evidenza che i messagi che esso riceve siano non rassicuranti, il vago intelligente, in certo qual senso, si retrae lasciando campo libero al sistema simpatico che attiva i meccanismi che portano al combattimento o alla fuga. Se anche questo sistema viene percepito come inefficace, o inutile si attiva il vago vegetativo che porta al fenomeno del freezing. Ora, non dobbiamo pensare che questa cascata di avvenimenti sia presente solo in caso di …ghepardi. Possiamo citare quanto scrive Porges a proposito di fenomeni come il corteggiamento. In questo caso, se il mio vago intelligente percepisce, attraverso il linguaggio non verbale, una certa disponibilità da parte della corteggiata si attiveranno dei messaggi tesi a continuare il corteggiamento. Nel caso in cui i messaggi ricevuti vadano nella direzione di una indisponibilità si attiveranno comportamenti di allontanamento e di chiusura. In sostanza comportamenti di fuga.Si può dunque vedere come si tratti di un sistema molto sofisticato ed efficiente e come esso gestisca, quasi sempre a nostra insaputa, la nostra vita di relazione.

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